
Mi chiamo Lisa, ho vent’anni e ho fatto un mese di volontariato in Belgio presso un Auberge de Jeunesse, ovvero un ostello della gioventù. Mi trovavo a Bouillon, una cittadina nel cuore della foresta delle Ardenne, non lontano dal confine con Francia e Lussemburgo, nella regione francofona della Vallonia. La catena di ostelli fa parte della rete Hostelling International, un’organizzazione non governativa senza scopo di lucro che collabora con l’UNESCO e con l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO). Fondata nel 1933, offre alloggi accessibili, promuove l’educazione, l’incontro e lo scambio culturale. Le strutture, certificate Green Key, privilegiano prodotti locali e promuovono comportamenti rispettosi dell’ambiente.
Il primo giorno ho fatto tappa a Louvain-la-Neuve, sede del team di SVI (Service Volontaire International), che mi ha accolto introducendomi al Paese, all’associazione e al progetto. Il giorno successivo ho raggiunto Bouillon, con grande entusiasmo e curiosità. Durante il mio soggiorno ho avuto l’opportunità di svolgere attività molto varie, collaborando con diverse figure del personale dipendente. Alcuni giorni erano dedicati all’accoglienza (gestione check-in e check-out, informazioni ai turisti francofoni e non), altri al servizio bar (dove ho potuto conoscere e apprezzare i prodotti locali tradizionali) o in cucina come aiuto al servizio colazione. Altri giorni invece mi sono occupata della pulizia delle camere. Ho avuto poi modo di contribuire direttamente alla preparazione di eventi legati alla vita propria dell’ostello, come lo shooting fotografico e il Nova Music Fest. Nel tempo libero invece, ho vissuto le tradizioni locali, come la Fête Médiévale e i Musicales de Bouillon, sentendomi parte di una comunità viva tra costumi e danze. Bouillon si distingue infatti per questa capacità di conservare le proprie tradizioni in un mondo che corre e spesso lascia sfuggire certi valori. In questo mese ho vissuto proprio ogni aspetto della vita del paese, sentendo di farne parte, ed ho esplorato altre mete in Vallonia.
Essendo l’unica volontaria in struttura, ogni attività mi ha messa alla prova e allo stesso tempo mi ha formato. Lo definirei un dialogo sempre aperto con me stessa, in cui ho gestito il confronto tra aspettative e realtà, raggiunto nuove consapevolezze a livello personale, relazionale, culturale e professionale. Ho incrociato persone diverse, di passaggio all’ostello per motivi differenti, sulla cima del belvedere o in viaggio su un treno, e ogni incontro mi ha lasciato qualcosa.
Credo che mettere da parte per un attimo la cultura di appartenenza e confrontarsi attivamente con altre realtà culturali sia essenziale per comprendere, rispettare, agire, e lo è soprattutto per un volontario. È fondamentale sperimentare, imparare a gestire e decidere, immergersi in ciò che ci circonda senza subire, ma apprendendo. È indispensabile accorciare le distanze, fare tesoro di ogni scambio culturale, osservare e ascoltare.
In ultimo, tornata in Italia piena di nuove energie, ci tengo a ringraziare le due associazioni di riferimento, Joint e SVI, l’équipe dell’Auberge de Jeunesse per avermi accolta e guidata e, naturalmente, la comunità di Bouillon di cui mi sono sentita parte e a cui, con il cuore, continuerò ad appartenere sempre.
À la prochaine!
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