Nell’autunno del 2015, Enrica è partita alla volta dell’India per un campo di lavoro in Jodhpur, la città blu nello stato del Rajasthan. La sua testimonianza è un’intervista rivolta a se stessa che vi permetterà di vedere, sentire e comprendere la bellezza di un’esperienza di volontariato.
E: Ciao Enrica, a ottobre 2015 sei partita per un progetto di volontariato in India..
Enrica: Ciao, si sono stata nella magnifica Jodhpur, la città blu nello stato del Rajasthan.
E: Come mai hai deciso di partire per un campo di lavoro?
Enrica: Avevo a disposizione poco più di due settimane di ferie e volevo lasciarmi alle spalle lo stress lavorativo e dedicarmi a qualcosa di realmente utile, il volontariato è stato il modo migliore di impiegare il tempo che avevo a disposizione…scelta azzeccata sia per il progetto che per la destinazione!
E: È stata complicata la preparazione del viaggio?
Enrica: Assolutamente no! La comunicazione con le due associazioni responsabili del progetto, JOINT e RUCHI, è stata chiara ed efficace. Poi passaporto, Visto indiano, biglietto aereo, valigia.. e via!
E: Come è stato l’arrivo a Jodhpur?
Enrica: Arrivata all’aeroporto ho conosciuto subito i miei compagni, Victor dalla Svizzera, Wendi dalla Repubblica Ceca e insieme ci siamo diretti verso il centro città. Qui ci siamo trovati nel cuore pulsante di quella che sarebbe stata la nostra casa per due settimane, una città dai mille colori e dai mille odori, con mucche agli incroci stradali e chiassosissimi tuk-tuk dai claxon impazziti (chi prima suona prima passa, questa è la regola!).
Arrivati alla Guest House che ci ha ospitati abbiamo incontrato Mukesh il nostro team leader e tutta la famiglia che gestiva il posto. Siamo stati accolti nel modo più caloroso possibile: una tazzina di chai (il the speziato indiano) e un rituale di benedizione e benvenuto nella famiglia. Insomma ci siamo sentiti subito a casa.
E: Sembra che tutto sia cominciato per il meglio allora.
Enrica: si…
E: Per quanto riguarda il progetto, come erano organizzate le giornate?
Enrica: Abbiamo fatto molte cose, non pensavo che il nostro lavoro sarebbe stato effettivamente utile per via del poco tempo che saremmo rimasti in città..
È stato invece semplicemente fantastico, la mattina insegnavamo inglese in una piccola “adopted school”, una scuola “privata” che offre la possibilità di studiare ai bimbi che hanno difficoltà economiche, e purtroppo non sono pochi. I pomeriggi invece li abbiamo passati a dipingere un mandala decorativo sul pavimento d’ingresso della scuola, quale simbolo di benvenuto.
E: Che bello, sembra essere stato molto interessante!
Enrica: Si è stato bellissimo! Sono poche le parole per poter descrivere questa esperienza ma per mostrare almeno in parte la serenità e la gioia dei momenti passati a Jodhpur ho creato un breve video/documentario visibile su Youtube (Jodhpur-Shri Sumer Girls Middle School). I bambini erano meravigliosi, sempre interessati e allegri, tanto felici di studiare quanto di giocare. Spesso passavano a salutarci anche i pomeriggi, tra pennelli e pitture, mentre decoravamo la loro scuola!L’apprendimento qui è davvero un valore, un diversivo alla povertà e un modo di stare insieme. Pensandoci, in effetti, quale modo migliore per stare insieme se non tramandare le tue conoscenze a dei bambini che stanno crescendo e che ti regalano a loro volta un pò della loro gioia e spensieratezza?
E: Vero..ma raccontami anche qualcosa sulla decorazione che avete fatto..
Enrica: Si, allora, la seconda parte del progetto, sia per il mio gruppo che per i gruppi di volontari precedenti o successivi, prevedeva appunto lavori di abbellimento della struttura scolastica.
Io Victor e Wendi abbiamo optato per un mandala! La scuola è decorata da tante persone di tutte le nazionalità e i bimbi ci raccontavano, guardando i murales con occhi grandi e sapienti, tutte le loro esperienze con i volontari da tutto il mondo.
Mi è piaciuto davvero tanto partecipare a questo progetto perché mi occupo di arti visive e amo molto il mondo della formazione, quindi una giornata nella scuola di Jodhpur corrisponde perfettamente alla mia idea di “giornata ideale”.
E: Cosa hai portato a casa da questa esperienza?
Enrica: Tantissimo, ho incontrato persone meravigliose! Può sembrare scontato da dire ma è la verità. Ho portato a casa una consapevolezza diversa e un bagaglio emotivo che mi ha aiutata nei mesi successivi a prendere decisioni importanti sulla mia vita.
Ho visitato e vissuto una città stupenda e il mio cuore è pieno di sorrisi e di occhi gioiosi!
Tornerò sicuramente a Jodhpur perché il lavoro non si è esaurito in due settimane ma continua tutt’ora e quella delle “adopted school” (ce ne sono moltissime in tutta l’India) è una realtà che bisogna mantenere viva il più possibile.
E: Sono felice che sia stata una così bella esperienza, la consiglieresti?
Enrica: Certo che si! A chiunque, non c’è bisogno di possedere particolari competenze per partire per un campo di lavoro ma solo la curiosità verso altre culture, la voglia di condividere momenti speciali e di mettersi in gioco!